07/12/2022

La rivoluzione della bellezza

di Valeria Sechi
Modella a 50 anni

Ci sono rivoluzioni che si combattono a suon di cannoni e rivoluzioni che si combattono a suon di sorrisi.

Come quella sulla bellezza, proposta da IMPERFETTA PROJECT, alla quale ho aderito con entusiasmo e gioia, perché si inserisce perfettamente nella logica del messaggio che da anni mi spendo per promuovere: una rilettura del concetto di bellezza.

Concetto da sempre dibattuto, estremamente fluido e in continua evoluzione, quello della bellezza ha attraversato il tempo e lo spazio incarnando di volta in volta i cambiamenti sociali e culturali di epoche e civiltà.

Lungo tutto il corso della storia la bellezza ha assunto connotati differenti: a partire dagli antichi Greci, che la celebravano come armonia non solo delle proporzioni fisiche di un corpo, ma anche e soprattutto dell'equilibrio fra esteriorità ed interiorità. Era bello (kalòs) secondo Platone e Pericle, ciò che era anche buono e giusto, il concetto di bello si legava a valori interiori e morali, ad un’elevazione dello spirito e non si limitava ad una celebrazione del corpo che ne era solo una componente. Nell’antica Grecia infatti la cura del corpo era accompagnata alla cura dello spirito. Gli uomini, oltre ad allenarsi in palestra, frequentavano i teatri, scolpivano e dipingevano vere e proprie opere d’arte.

L'dea di bellezza esteriore si accompagnava alla bellezza interiore.

Nell’Ottocento e fino agli inizi del Novecento la cura del corpo delle giovani donne era accompagnata ad una formazione culturale ampia, all’insegnamento di regole di comportamento e galateo molto rigide che attribuivano, per l’ideale del tempo, bellezza ed armonia alla donna. E sebbene tutto ciò oggi risulti, per ovvie ragioni, anacronistico, pone l'accento sulla vacuità di una estetica priva di sostanza.

Sostanza che oggi non sarà magari più rappresentata dal galateo (anche se mi sentirei di suggerire un ripristino di un minimo sindacale) ma sulla consapevolezza di sé e della propria unicità.

Bellezza come portatrice di valori che vanno ben oltre ciò che appare, ciò che è esteriore, e che toccano le corde più profonde del piacere, quelle che dagli occhi raggiungono l'anima.

Del resto da sempre filosofi e poeti cercano invano di dare una definizione precisa di bellezza, che essendo qualcosa che si può percepire soggettivamente, difficilmente può essere definita oggettivamente.

Lo stesso termine “estetica” dal greco “aistesis” (percepire) richiama la sfera soggettiva del soggetto, in contrasto con una definizione oggettiva ed universale di bellezza.

Davide Hume, nel suo trattato di filosofia estetica “Della regola del gusto”, definisce la bellezza non come la peculiarità propria di una cosa, ma come uno stato percettivo del soggetto che guarda quella cosa, concetto riassunto nella celebre formula “il bello è negli occhi di chi guarda”.


“Oggi, sembrerebbe che l’unico concetto di bellezza degno sia quello di bellezza esteriore fatto di forme ideali conformate alla moda e diffuse tramite i social.
Il binomio ideale odierno è quello di bellezza e giovinezza. La bellezza, ossessivamente ricercata ed ambita, appare come un mezzo per ottenere successo, denaro, prestigio e felicità.
Tale mentalità sociale, frutto di un decadimento culturale e di una massificazione che tende a semplificare il tutto, nasce dal fatto che ricercare la vera bellezza è molto faticoso, in quanto richiede un bagaglio culturale frutto di studio.
Limitarsi a cercare la bellezza puramente e semplicemente esteriore è molto più semplice. Ma veramente si può considerare bello solo ciò che è perfetto nella forma? Una persona è bella solamente se il suo viso ed il suo corpo corrispondono a forme e misure geomentrico-matematiche standard?
Ragionare in questi termini sarebbe come paragonare l’essere umano ad una statua greca frutto di proporzioni predefinite e matematicamente studiate. Ma l’essere umano è molto di più di questo, è intelletto, è personalità, è fascino".

Queste le parole di uno scritto dal titolo "Spunti e riflessioni sul concetto di bellezza" ad opera di Dario Bertossi in occasione dell'evento artistico culturale “Il Festival della bellezza” del maggio 2019.

Ad essere particolarmente interessante è il fatto che Bertossi sia un luminare della chirurgia estetica, stimato e quotato a livello internazionale; e nonostante svolga una professione apparentemente incentrata sull'esteriorità, ci offre un profondo spunto di approfondimento sull'idea di bellezza, proponendoci una riflessione di più ampio respiro e di maggiore peso specifico.


Gli scatti della campagna di IMPERFETTA PROJECT ai quali ho preso parte propongono un'estetica del bello che non è solo apparenza. Offrono una chiave di interpretazione della bellezza che va oltre la superficie ed esplora la consapevolezza e l'unicità della persona come valore prezioso.

Unicità e consapevolezza che vorrei più rappresentate anche in relazione all'età.

Sono felice di aver portato in seno a questo progetto anche la voce di noi overanta, perchè come diceva Audrey Hepburn: “La bellezza di una donna non è nei vestiti che indossa, nel suo viso o nel modo di sistemare i capelli. La bellezza di una donna si vede nei suoi occhi, perchè quella è la porta aperta sul suo cuore, la fonte del suo amore. La bellezza di una donna non è nel suo trucco, ma nella sua anima. È nella tenerezza che dà, nell’amore, nella passione che esprime. La bellezza di una donna cresce con gli anni”.
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