23/03/2019

Da bambina volevo essere altro

di Valeria Sechi
Lifestyle

Da bambina ero piena di complessi, sognavo di svegliarmi, un giorno, diversa e di veder sparire tutte quelle caratteristiche che percepivo come difetti insopportabili: il collo troppo lungo (per il quale i ragazzini mi schernivano chiamandomi "zugu e pudda", "collo di gallina"); le gambe storte, che mi valsero altri simpatici appellativi in sardo fino all'ultimo anno delle superiori; gli occhi così diversi fra loro per forma e dimensione (fatto sul quale molte ipotesi furono fatte alla nascita); i denti impari (mi manca un canino, cresceva fuori posto e non potendoci permettere l'apparecchio risultò più economico estrarlo).

Aggiungiamo che giravo con occhiali improbabili e due imbarazzanti fondi di bottiglia e che, in virtù delle miserrime condizioni economiche in cui versava la mia famiglia, i miei outfit oscillavano fra lo stile Caritas, abiti dismessi dall'universo mondo (che se ero fortunata erano da femmina) e lo stile eredità fraterna (grossa fregatura perché ho tre fratelli maschi), il tutto condito da tagli di capelli home made, vagamente riconducibili al genere survivor! Un vero bijou di disagio misto a poveranza, mi avessero almeno mandato in strada a chiedere l'elemosina a quest'ora avrei un bel gruzzoletto! Invece no!

Perché questo mix di imbarazzante confezionamento della mia personcina era spalmato su una granitica superficie di orgoglio e amor proprio, annaffiato da insanabile fiducia nel fatto che ciò che conta nella vita è ALTRO. 'Che io da bambina questo ALTRO bramavo conoscerlo per chiedergli come si facesse ad essere LUI! Si, perchè IO VOLEVO ESSERE "ALTRO"!

Ho imparato col tempo che ALTRO abita in ciascuno di noi.

Ciascuno di noi è ALTRO, dai vestiti, dai capelli, dagli occhi, dall'aspetto. Così ho cominciato a desiderare di essere quell'ALTRO che è in me, ho cominciato a desiderare di mostrare al mondo che io ero ALTRO oltre ciò che si vedeva.

Oggi io sono il mio modello, non per vanità o superbia, ma per sofferta consapevolezza e vorrei che ciascuno fosse il proprio modello.

Vorrei che ciascuno mostrasse l'ALTRO che è in sè con la certezza che è il proprio lato migliore, indipendentemente da che scarpe indossa o da chi è il suo parrucchiere.

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